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Con questa settimana si è conclusa la prima parte del corso. Svolto definitivamente con l’URSS di Stalin il tema dei totalitarismi, abbiamo visto l’evoluzione delle relazioni internazionali dalla seconda metà degli anni Venti fino all’invasione della Polonia seguendo in particolare da un lato le iniziative hitleriane in politica estera e dall’altro il progressivo ribaltamento delle alleanze dell’Italia fascista con la guerra d’Etiopia e la guerra civile spagnola quali importanti spartiacque. Si è parlato di appeasement e dei suoi protagonisti e del progressivo sgretolamento degli equilibri costruiti alla conferenza di Pace di Versailles. Infine, si è affrontata la seconda guerra mondiale nelle sue differenti fasi: dall’aggressione alla Polonia fino alle bombe atomiche sul Giappone.

Molti i nomi e le suggestioni: da Ramón Mercader a Neville Chamberlain protagonista della Conferenza di Monaco e della politica di concessioni alle rivendicazioni naziste di politica estera. Abbiamo spesso citato l’americano William Shirer, giornalista e testimone delle vicende che condussero alla seconda guerra mondiale, autore della Storia del Terzo Reich e de La caduta della Francia. Si è parlato di Guernica (e di Picasso), del bombardamento di Coventry e della “coventrizzazione” di Dresda, richiamando il visionario e grottesco romanzo pacifista del 1969, Mattatoio n. 5 di Kurt Vonnegut.

Mercoledì 5 prima prova (scritta) intermedia: tre domande aperte sul programma svolto sin qui riservate agli studenti frequentanti. Poi si prosegue con il secondo dopoguerra cominciando dal 1945 “anno zero” per l’Europa e per un mondo che si accinge a cadere nelle mani di due superpotenze: USA e URSS.

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