A proposito del progressivo sfaldarsi di quella che Churchill aveva chiamato “Grande alleanza”, a seguito delle divergenze tra i nascenti blocchi occidentale e sovietico, gli studenti mi chiedono alcune precisazioni sulla conferenza degli ambasciatori svoltasi a Londra dal 25 novembre al dicembre del 1947. Quella riunione, non a caso chiamata “conferenza dell’ultima possibilità” si concluse con un fallimento e vide in pratica riunito per l’ultima l’organismo composto dai ministri delle principali potenze alleate uscite vincitrici dalla seconda guerra mondiale: Gran Bretagna (Bevin), Stati Uniti (Marshall), Francia (Bidault) e Unione Sovietica (Molotov).

Così Jean-Baptiste Duroselle sulla sua Storia diplomatica dal 1919 ai nostri giorni:

L’opposizione sovietica al piano Marshall, la creazione del Kominform, gli scioperi generalizzati d’ispirazione comunista in Francia, avevano creato una situazione estremamente tesa. Il 14 novembre la polizia francese aveva effettuato una perquisizione nel campo di rimpatrio sovietico di Beauregard e vi aveva trovato delle armi. Il 25, giorno di apertura della conferenza, diciannove cittadini sovietici, accusati di aiutare gli scioperanti contro il governo, furono espulsi. L’8 dicembre, l’U.R.S.S. replicò richiamando dalla Francia la sua missione di rimpatrio ed espellendo la missione francese di rimpatrio dall’Unione Sovietica, mentre restava ancora nei campi di prigionia sovietici un gran numero di abitanti dell’Alsazia-Lorena già arruolati nella Wehrmacht.

A Londra non si fecero che ripetere all’incirca le discussioni di Mosca [si fa riferimento alla conferenza degli ambasciatori di Mosca apertasi il 10 marzo del 1947]. Ma Molotov adottò un tono più violento, con continue allusioni alla “malafede” degli occidentali. Si persero dieci giorni in discussioni su questioni procedurali e quando si arrivò al dunque, Molotov non accettò che la Saar fosse staccata dalla Germania e rifiutò la nomina di una commissione sulle frontiere tedesche. Insistette sulla creazione immediata di un governo centrale tedesco, senza che alcuna misura preventiva fosse stata presa per l’unificazione politica ed economica delle quattro zone [L’atteggiamento di Molotov fu talmente irritante che Bevin, spazientito dall’ennesima richiesta, ad un certo puntò sbottò esclamando: “Now ‘e’s gone too blody far”].

Il 4 dicembre si discusse sul trattato austriaco. Ancora una volta il problema dei beni tedeschi in Austria fece fallire il negoziato, sebbene Molotov avesse leggermente ridotto le sue pretese. In conclusione, come dichiarò il generale Marshall il 19 dicembre, dopo la fine della conferenza, “non possiamo, per il momento, sperare nell’unificazione della Germania. Dobbiamo fare tutto il possibile nella regione in cui la nostra influenza si fa sentire.

Il mondo si divideva nettamente in due blocchi ostili.

(J-B. Duroselle, Storia diplomatica dal 1919 al 1970, Edizioni dell’Ateneo, Roma 1972, pp. 445-446)

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