Seguendo il dipanarsi della storia del Novecento siamo arrivati a parlare delle vicende legate alla seconda guerra mondiale e agli eventi che la precedettero: l’Anschluss, la Guerra di Spagna, la Conferenza di Monaco. Da uno scambio di battute con una amica e collega è venuto fuori un riferimento al quadro, L’uovo rosso, che Oskar Kokoschka dipinse pensando proprio al Patto che segnò il destino della Cecoslovacchia. Quel quadro non è però l’unico lavoro che l’artista realizzò pensando a quella tragica stagione della storia d’Europa e del mondo. Ecco allora, con le sue stesse parole come commento, quelli che Kokoschka definì i suoi quadri politici, dipinti tra il 1939 e il 1943.

L’uovo rosso

L’uovo rosso fu dipinto tra il 1939 e il 1941. Si vede un pollo arrosto – la Cecoslovacchia – che vola via e depone sul piatto un uovo rosso. Nello sfondo Praga brucia. Intorno al tavolo siedono Mussolini e Hitler con un elmo di carta, sotto al tavolo c’è un gatto con un cappello da Napoleone e una coccarda e dietro, con la coda che forma il segno della sterlina, il leone inglese su di un piedistallo con l’iscrizione: ‘In pace Munich’. Il quadro fu a suo modo profetico.

Alice nel Paese delle meraviglie e Lorelei

 

Nel 1942 ne ho dipinto un altro, Alice nel paese delle meraviglie, sull’Anschluss dell’Austria, e poco dopo la Lorelei. Si vede la Gran Bretagna che ha perduto la supremazia sui mari, un polipo si allontana con il tridente, l’emblema della potenza marina. La regina Vittoria, che ha creato la potente flotta inglese, è a cavallo di un pescecane e gli riempie la bocca di marinai bianchi, olivastri e neri. Solo la rana sulla sua mano rifiuta di accettare lo stesso destino: rappresenta l’Irlanda, dove non ci sono altri rettili che le rane.

 Marianne Maquis

Un altro quadro è intitolato: Marianne-Maquis. Marianne, la personificazione della Francia, non è riuscita a nascondersi dietro la linea Maginot: ora siede al caffè dove si alza le gonne per paura di un topo; attorno a lei alcuni feldmarescialli bevono caffè e stanno a guardare.

Per che cosa combattiamo?

L’ultimo di questi quadri, Per che cosa combattiamo, dipinto nel 1943, era il più impegnato. Un vescovo benedice le truppe e con l’altra mano getta un soldino nel salvadanaio della Croce Rossa, un lunghissimo corteo di prigionieri sfila con le mani in alto, in un rickshaw tirato da Gandhi siedono il governatore della Banca d’Inghilterra, Montague Norman, il presidente della Reichsbank, Hjalmar Schacht, e un maresciallo di Francia; in primo piano giace una madre affamata, con in braccio un bimbo smunto che gioca con un topo. La prosperosa industria bellica americana compare sotto forma di mostro, un globo con due leve al posto delle braccia, una estrae un coniglio azzurro simbolo della pace, di speranza per il futuro, e l’altra infila ossa umane nella macchina che le trasforma in cartucce. A destra, in primo piano c’è un busto di Voltaire con la scritta ‘Candide’, cioè il migliore dei mondi possibili

da Oskar Kokoschka, La mia vita, a cura di C. Benincasa, Venezia, Marsilio 1982.

(Un grazie a Sara Lorenzini)

One thought on “La guerra di Kokoschka

  1. Utilissimo per condividere opere poco conosciute di grandi artisti come Kokoschka con i miei alunne di classe quinta per comprendere meglio il ruolo dell’artista espressionista.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.