Sulla scia dell’annuncio di Diego Della Valle di destinare una quota degli utili del proprio gruppo ad iniziative di solidarietà, Maurizio Ferrera ha affrontato ieri  la questione del come le aziende possano positivamente integrare il sistema di welfare:

Per essere davvero efficaci gli aiuti delle imprese non devono essere beneficenza occasionale. Ci vuole una strategia che (fatti salvi i casi di emergenza) aiuti i destinatari a recuperare autonomia, capacità di reddito e di lavoro, magari orientando le erogazioni verso consumi «meritevoli» (istruzione, salute, formazione). La stessa cosa vale per le erogazioni ad enti pubblici o associazioni del territorio.

Nel mondo anglosassone il corporate giving [cioè la decisione  da parte delle aziende di destinare risorse per iniziative aventi utilità sociale o ambientale ndr] non è solo denaro speso in sussidi o servizi diretti. È anche consulenza gratuita e dedicata da parte di manager delle aziende, compresi gli amministratori delegati. Le persone economicamente più vulnerabili sono prive di contatti, informazioni, competenze: non «sanno più come fare» per risolvere i problemi quotidiani.

A loro volta, le amministrazioni locali mancano non solo di risorse finanziarie, ma anche di know-how progettuale e gestionale. I tesori di competenze delle nostre imprese possono essere mobilitati per consigliare, stimolare, dare idee, fare sistema. Questo tipo di aiuto può peraltro essere fornito dagli imprenditori anche quando non possono permettersi di donare (tanti) soldi.

Il testo completo dell’articolo qui.

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