vajont

La sera del 9 ottobre 1963, alle 22.39, una frana dal fronte di circa 2 chilometri staccatasi dal monte Toc fece precipitare nelle acque della diga del Vajont.

In quel momento erano invasati 116 milioni di metri cubi di acqua, 300 milioni di metri cubi di terra, rocce, ghiaia e altri materiali. Ne scaturì una gigantesca ondata che nei minuti successivi si abbatté sui centri abitati a valle provocando 1.917 vittime e seminando distruzione nei centri sottostanti. Attingendo alla imponente letteratura e pubblicistica prodotta sul primo grande disastro dell’Italia repubblicana, ma anche e soprattutto agli atti parlamentari e all’inedito materiale documentario che Giovanni Pieraccini raccolse nella sua veste di ministro dei Lavori pubblici e che adesso sono conservati presso gli archivi della Fondazione di studi storici “Filippo Turati” di Firenze, il volume, corredato da un’ampia appen­dice documentaria, si concentra su una fase meno studiata di questa vicenda, quella della genesi della legge n. 357 del 31 maggio 1964 che, nel complesso quadro fatto di qualche luce e di molte ombre rappresentato dalla lunga e travagliata del fase post-disastro, coincide con quello che è stato definito «il periodo delle decisioni (1963-1965)».

Figlio del clima politico e delle aspettative legate alla stagione del primo centro-sinistra, il dibattito attorno alla normativa sul Vajont fu particolarmente interessante non solo per le questioni direttamente connesse al disastro, alla gestione delle emergenze e del territorio ma anche per aver anticipato strumenti nuovi (ad esempio i piani comprensoriali) per la pianificazione del territorio ed accelerato il confronto tra le forze politiche attorno a questioni di primaria impor­tanza, su tutte quello della definitiva e piena attuazione dell’autonomia regionale.

Gianni Silei
Un banco di prova
La legislazione sul Vajont dalle carte di Giovanni Pieraccini
(1963-1964)
Manduria-Bari-Roma, Lacaita editore 2016
Collana “Strumenti e Fonti”

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