Nelle lezioni introduttive della settimana scorsa si è parlato, sia pure in generale, del metodo storico e dell’uso delle fonti. Si è anche detto, a proposito dello studio della sensibilità e dell’immaginario di una particolare epoca storica, quanto questo sia un compito insidioso e difficile. La letteratura, il cinema, le arti figurative giungono però spesso in soccorso dello storico.
A tale proposito, oggi, nell’affrontare il tema della della Grande Guerra, inizieremo, un po’ provocatoriamente, con Ludwig Meidner, poeta, scrittore pittore espressionista (l’etichetta è però riduttiva) tedesco. Nei primi anni ’10, in particolare tra il 1912 e il 1913, Meidner dipinge alcuni quadri, i Paesaggi apocalittici. Il tema di fondo è, appunto, l’Apocalisse, che tuttavia, per quanto terribile, qui è rappresentato nel suo significato etimologico: come “rivelazione” piuttosto che come “fine del mondo”. La sensibilità dell’artista, insomma, anticipa e prefigura il dramma e le distruzioni che il mondo si appresta a vivere di lì a poco. Perché se è vero che nel 1914 non finisce il mondo, certamente finisce un mondo: l’illusoria stagione della Belle époque.
P.S. La questione è interessante, chi la volesse approfondire dia una scorsa al lavoro di Jolanda Nigro Covre, Il tema dell’Apocalisse nella pittura in Europa alle soglie della prima guerra mondiale, Padova, CLUEP 2000.