La sala di aspetto della presidenza, in via Laura, una tesi di seicento pagine fatta con l’entusiasmo, l’ingenuità e l’incoscienza dei vent’anni, il dottorato, il cuore in gola per le lezioni e gli esami stavolta fatti dall’altra parte della barricata, in una Università che non c’è più. I primi passi verso un futuro tutto da scrivere, lo spaesamento di fronte a un mondo fino ad allora distante e sconosciuto. I sacrifici, le gioie, le delusioni. E tutto il resto.
E’ morto Luigi Lotti.
Ricordo la presidenza, la sala professori, gli occhiali di Lotti, il mitico Alfio, l’inaugurazione dell’anno accademico del senatore, Cosimo Ceccuti che arrivava in bicicletta. Il timore reverenziale nel confrontarsi con Luzi, Arfe’, Draghi, Vicarelli, Barile, Sartori, Di Nolfo, Zanfarino, Bagnasco, Altan, Cavalli, Fisichella, Varni, Rogari e molti altri.
Anni irripetibili. Una Facoltà irripetibile