Le recenti, strazianti notizie di cronaca nera suggeriscono alcune considerazioni sull’orrore e il raccapriccio da sempre destati da alcuni delitti, in particolare da quelli che coinvolgono minori, ma soprattutto sulle ricostruzioni giornalistiche e l’uso più o meno deontologico del “diritto di cronaca” nell’era dei nuovi media (consiglio per farsi un’idea il bel servizio mandato in onda di recente dalla trasmissione Tv Talk).

In questi giorni, a lezione, stiamo parlando e parleremo di anni Sessanta. Fu proprio alla fine di quel decennio che nel nostro paese, per la prima volta in una società in piena e profonda trasformazione, anche il modo di fare cronaca nera cambiò, non necessariamente in meglio ma sicuramente assumendo forme nuove e “moderne”. Non si era ancora alle dirette televisive (la svolta sarebbe arrivata qualche anno dopo con il caso di Vermicino) ma anche allora una drammatica “caccia al mostro” si concluse con un clamoroso colpo di scena. Anche allora, come oggi, c’era di mezzo la terribile morte di un ragazzino.

Propongo alla lettura degli studenti questo breve contributo tratto dagli appunti di una ricerca attualmente in corso di stesura dedicata alle paure e le incertezze collettive degli italiani dal miracolo economico al nuovo millennio.

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