Meidner: visioni dell’apocalisse futura

Nelle lezioni introduttive della settimana scorsa si è parlato, sia pure in generale, del metodo storico e dell’uso delle fonti. Si è anche detto, a proposito dello studio della sensibilità e dell’immaginario di una particolare epoca storica, quanto questo sia un compito insidioso e difficile. La letteratura, il cinema, le arti figurative giungono però spesso in soccorso dello storico.

A tale proposito, oggi, nell’affrontare il tema della della Grande Guerra, inizieremo, un po’ provocatoriamente, con Ludwig Meidner, poeta, scrittore pittore espressionista (l’etichetta è però riduttiva) tedesco. Nei primi anni ’10, in particolare tra il 1912 e il 1913, Meidner dipinge alcuni quadri, i Paesaggi apocalittici. Il tema di fondo è, appunto, l’Apocalisse, che tuttavia, per quanto terribile, qui è rappresentato nel suo significato etimologico: come “rivelazione” piuttosto che come “fine del mondo”. La sensibilità dell’artista, insomma, anticipa e prefigura il dramma e le distruzioni che il mondo si appresta a vivere di lì a poco. Perché se è vero che nel 1914 non finisce il mondo, certamente finisce un mondo: l’illusoria stagione della Belle époque.

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P.S. La questione è interessante, chi la volesse approfondire dia una scorsa al lavoro di Jolanda Nigro Covre, Il tema dell’Apocalisse nella pittura in Europa alle soglie della prima guerra mondiale, Padova, CLUEP 2000.

L’Europa crocifissa di Bacon

Sempre a proposito di arte e iconografia legata alla seconda guerra mondiale, i Tre studi per figure alla base di una crocifissione di Francis Bacon simboleggiano la condizione umana ma soprattutto sono una grottesca e inquietante rappresentazione degli orrori di quel conflitto. Realizzato nel 1944, il trittico fu esposto all’inizio di aprile del 1945 – a poche settimane dalla fine delle ostilità in Europa – nell’ambito di una collettiva alla Lefevre Gallery di New Bond Street di Londra.

Come ricorda Barry Miles nel libro da poco pubblicato in Italia dal titolo London Calling (qui la recensione pubblicata nel giugno scorso sul Sole 24 Ore),

Il pubblico ne rimase sconvolto e atterrito: le creature urlanti e senza nome, una delle quali con bende macchiate intorno agli occhi ciechi e il viso rivolto all’osservatore, provocarono un’immensa costernazione. L’orrore nazista, i campi di concentramento, le impiccagioni di massa dei contadini russi, gli stupri e le torture, tutto ciò che era accaduto stava incominciando a emergere. Era chiaro che niente sarebbe stato più come prima: l’Europa era irrimediabilmente cambiata.

La guerra di Kokoschka

Seguendo il dipanarsi della storia del Novecento siamo arrivati a parlare delle vicende legate alla seconda guerra mondiale e agli eventi che la precedettero: l’Anschluss, la Guerra di Spagna, la Conferenza di Monaco. Da uno scambio di battute con una amica e collega è venuto fuori un riferimento al quadro, L’uovo rosso, che Oskar Kokoschka dipinse pensando proprio al Patto che segnò il destino della Cecoslovacchia. Quel quadro non è però l’unico lavoro che l’artista realizzò pensando a quella tragica stagione della storia d’Europa e del mondo. Ecco allora, con le sue stesse parole come commento, quelli che Kokoschka definì i suoi quadri politici, dipinti tra il 1939 e il 1943.

L’uovo rosso

L’uovo rosso fu dipinto tra il 1939 e il 1941. Si vede un pollo arrosto – la Cecoslovacchia – che vola via e depone sul piatto un uovo rosso. Nello sfondo Praga brucia. Intorno al tavolo siedono Mussolini e Hitler con un elmo di carta, sotto al tavolo c’è un gatto con un cappello da Napoleone e una coccarda e dietro, con la coda che forma il segno della sterlina, il leone inglese su di un piedistallo con l’iscrizione: ‘In pace Munich’. Il quadro fu a suo modo profetico.

Alice nel Paese delle meraviglie e Lorelei

 

Nel 1942 ne ho dipinto un altro, Alice nel paese delle meraviglie, sull’Anschluss dell’Austria, e poco dopo la Lorelei. Si vede la Gran Bretagna che ha perduto la supremazia sui mari, un polipo si allontana con il tridente, l’emblema della potenza marina. La regina Vittoria, che ha creato la potente flotta inglese, è a cavallo di un pescecane e gli riempie la bocca di marinai bianchi, olivastri e neri. Solo la rana sulla sua mano rifiuta di accettare lo stesso destino: rappresenta l’Irlanda, dove non ci sono altri rettili che le rane.

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